Responsabilità Sociale d’Impresa: vediamoci chiaro con BMC e Mission Continuity

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Anche in questa occasione, l’incontro One-to-One si trasforma in un incontro di idee di gruppo, con la partecipazione oltre a Paola Palmerini di Paola Romanò e Federica Zappalaglio.

La conversazione verte da principio sullo scopo e la missione di BMC, per esteso Business Management Consultants fondata dalla stessa Paola Palmerini; un network di manager e professionisti che si occupano di business administration, cioè di gestione di impresa.

BMC credendo nella missione sociale delle imprese for profit come parte integrante della strategia aziendale e intendendo mettere a disposizione le proprie competenze a supporto dello sviluppo di Enti del Terzo Settore -insieme a Giulio Artom – ha dato vita ad una specifica linea di consulenza e servizi che si occupa di sostenibilità e impresa sociale: Mission Continuity per lasciare e coltivare semi di continuità.

Un ponte fra Profit e Non Profit: Mission Continuity

Ci definiscono il loro lavoro “un’Officina“, per sottolineare la componente di lavoro concreto che le porta a creare, riciclare, dare valore, sviluppare relazioni e far nascere progetti. Operano, in particolare, per far convergere interessi di Imprese e Terzo Settore, partendo dalla consapevolezza che si possano creare relazioni virtuose rendendo lo scambio paritario e capace di durare nel tempo.

I benefici di questo legame fra Profit e Non Profit non si limitano solo agli attori di volta in volta coinvolti, ma si estendono anche alla collettività e al territorio. Per questo si parla di Secondo Welfare: i progetti aziendali vengono costruiti in un’ottica di Innovazione Sociale, vagliando le esigenze delle risorse interne alle aziende che si affidano a loro e trovando una risposta sociale che valorizzi innanzitutto le realtà Non Profit presenti sul territorio.

Per dare valore e risalto agli enti Non Profit di cui si prendono cura, il team di Mission Continuity diventa un partner essenziale che si occupa di seguire i progetti dalla loro fase di start up a quella di rendicontazione, passando per la stesura dei budget, il coinvolgimento delle risorse umane, l’implementazione di piani di raccolta fondi e l’ideazione di campagne di sensibilizzazione e comunicazione.

Un Progetto di Successo: Huntington Onlus

L’associazione Huntington Onlus nasce il primo gennaio 2018 dalla fusione di volontariato AICH Milano Onlus e l’organizzazione non lucrativa di utilità sociale HUNTINGTON. L’huntington è un’affezione ereditaria del Sistema Nervoso Centrale che determina una degenerazione dei neuroni dei gangli della base e della corteccia cerebrale. Clinicamente è caratterizzata da movimenti involontari patologici, gravi alterazioni del comportamento, disturbi emotivi e dell’umore e un progressivo deterioramento cognitivo.

Non vi sono farmaci in grado di prevenire, bloccare o rallentare la progressione della malattia

Per una malattia per cui non esiste nessuna terapia in grado di offrire una guarigione, le famiglie, la rete dei volontari, gli operatori socio-sanitari sono la cura più importante. Partendo da questa consapevolezza Mission Continuity ha impegnato le sue competenze dapprima in un’attività di comunicazione marcata dell’associazione, facendosi promotrice, insieme all’associazione, di una vasta iniziativa di informazione e sensibilizzazione sulla malattia. In quest’ottica si inserisce il progetto Huntington Days, articolato in una serie di eventi divulgativi in occasioni come il Convegno scientifico internazionale “Huntington: il silenziamento del gene”.

Huntington & Design

Una delle declinazioni del progetto di Mission Continuity con l’associazione Huntington Onlus è la creazione di Huntington&Design che ha portato alla realizzazione della mostra “Secondo Nome: Huntington”, esposta per la prima volta a giugno del 2017 presso la Triennale di Milano.

Il punto chiave di partenza è stato analizzare le difficoltà della quotidianità che vivono malati e familiari, coinvolgendo in diversi “tavoli tematici” diversi professionisti come medici, assistenti della cura e ricercatori che hanno approfondito le specificità della malattia, spiegandole a studenti, docenti, senior designer e specialisti dei fablab. Lo scopo che hanno perseguito tutti gli attori coinvolti è il ripensamento delle abitazioni delle famiglie che devono convivere con la malattia, creando oggetti di uso comune per soddisfare bisogni come mangiare, dormire, vestirsi. Per questo, grazie al coinvolgimento di alcuni designer coordinati da Davide Crippa, docente di design al Politecnico di Milano e curatore della mostra, sono stati creati alcuni oggetti di utilizzo quotidiano come una lampada e arredi, come una libreria.

Per maggiori informazioni sui progetti di design leggi l’articolo collegato all’immagine.

Viene così ribaltata la prospettiva che solitamente sottende l’approccio dei prodotti per disabili: con la mostra nasce un variegato microcosmo di possibilità volte all’aumento della qualità della vita dei malati di Huntington e dei loro familiari – spesso i principali se non unici caregiver – tramite una sensibilità progettuale che proponga prodotti funzionali accessibili a tutti, rendendo la quotidianità più semplice e superando la visione convenzionale della disabilità come “qualcosa che va aggiustato”.

Anche noi di P.R.C crediamo fortemente nel valore dei progetti che non siano solo finalizzati a scopi di lucro, ma che supportino attività di sostegno agli enti del Terzo Settore. Per questo collaboriamo con Paola Palmerini e sosteniamo Mission Continuity, perchè accogliamo all’interno dei nostri progetti, soprattutto in ambito artistico, proposte di valore sociale.

Quest’ultimo non è secondario al valore di business: insieme si può crescere e dare valore aggiunto alle realtà profit e non profit.

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